Recensione "La trilogia dei fulmini"


Buon pomeriggio lettori e benvenuti, o ben tornati, sul mio blog!
Oggi vorrei portarvi con me in quella che è stata la lettura che mi ha trattenuta per quasi un mese: “La trilogia dei fulmini” di Mark Lawrence, un high fantasy di cui ho sentito parlare davvero pochissimo in Italia ma che fin da subito mi ha ispirata per la sua trama dalle mille possibilità!
Ho voluto leggere insieme l'intera trilogia, senza darmi pause e prendendo tantissimi appunti in modo da potervi scrivere una recensione completa senza dimenticarmi nulla.
Come al solito, il mio sarà un parere SENZA SPOILER che riguarderà la trama del primo libro e poi, in maniera più generale, del modo in cui si è sviluppata la narrazione e lo stile dell'autore ed ovviamente i personaggi.
Non aggiungo altro e vi invito ad iniziare subito la lettura con la scheda informazioni:






Titolo: La Trilogia dei Fulmini 
(Il principe dei fulmini, Il re dei fulmini, L'imperatore dei fulmini) 
Autore: Mark Lawrence 
Casa Editrice: Netwton Compton Editori 
Prezzo: 12,90 
Edizione: Rigida 
Anno di pubblicazione: 2015 
Numero di pagine: 921 










Jorg ha solo nove anni quando, costretto in un roveto che gli ha quasi tolto la vita, è stato obbligato ad assistere al brutale omicidio di sua madre e del suo fratellino. 
Un atto terribile ed imperdonabile che ha un volto ed un nome ma che suo padre, il re di Ancrath, non sembra essere disposto a vendicare.
Per il giovane Jorg questo è imperdonabile e così va via, in incognito, rifugiandosi in un mondo violento ed oscuro e pronto ad accoglierlo e ad allevarlo come una seconda perfida madre.
Dopo anni di razzie che lo hanno visto a capo dei Fratelli, una spietata banda di criminali, il “principe dei rovi” è pronto a tornare al castello di suo padre per rivendicare i suoi diritti e la sua vendetta.
Ma non sarà così facile: sulla sua strada, gli orrori della sua infanzia ed il tradimento sopraggiungono seguiti da terribili orde di nemici i cui poteri superano ogni immaginazione.
Jorg, però, non ha paura: chi non ha nulla da perdere impara presto che la vita non è che un gioco.
E lui non sarà una pedina così facile da manovrare.




“Fate giocare un uomo a scacchi e ditegli che ogni pedone è un suo amico.
Fate che ritenga sacri gli alfieri.
Che ricordi i giorni felici all'ombra delle sue torri.
Che ami la sua regina.
E guardatelo perdere tutti.”



La mia esperienza con “La trilogia dei fulmini” è stata strana.
Prima ancora di iniziare, mi sono lamentata con un'amica per la classica frase pubblicitaria sul libro che riteneva questa storia come la legittima erede de “Il trono di spade”.
Non sono mai riuscita a credere a queste affermazioni e mi hanno sempre innervosita eppure questa volta ho dovuto (parzialmente) dar loro ragione: nel primo libro specialmente, ho avvertito questa forte sensazione che l'autore tentasse in qualche modo di ricalcare lo stile di George R.R. Martin.
L'ho avvertito in alcune battute, in molti dei personaggi che abbiamo incontrato, nello “sporco” che in qualche modo l'autore ha voluto nobilitare attraverso la sua scrittura.
Ma se proprio vogliamo far valere questo paragone, io mi sento di dire che “La trilogia dei fulmini” non è che una brutta copia de “Il trono di spade”: i temi sono pressapoco gli stessi (un'azione da vendicare, famiglie in lotta per lo stesso trono, tradimenti e bugie, una schiera di morti pronti a prendere il sopravvento sul mondo dei vivi) ma trattati in maniera del tutto diversa e, secondo il mio modesto parere da lettrice, molto più confusa rispetto al grande capolavoro di Martin.
Ma andiamo oltre questa cosa e procediamo con la recensione vera e propria.
Ci tengo a partire dai personaggi in quanto il mio parere è rimasto all'incirca immutato nel corso dei tre volumi: devo ammettere di aver trovato molta difficoltà nell'apprezzarli ed effettivamente posso contare sulle dita di una mano i nomi di quei pochi che sono riusciti a far breccia nel mio cuore, per un motivo o per un altro. Parlo di Makin, fedele ed onesto, il misterioso Nubano, l'adorabile Gog e la piccola e meravigliosa Miana che mi ha stupita per la sua forza e per il suo coraggio nonostante la giovanissima età.
Già per quanto riguarda Jorg, invece, sono iniziati ad emergere più problematiche.
Solitamente non è difficile nella mia mente suddividere le persone nel bianco o nel nero ma non mi è risultato così facile analizzare il “principe dei rovi”.
Jorg è un antieroe ed in quanto tale è difficile amarlo quanto odiarlo.
A tratti appare come un sociopatico spericolato e dalla fortuna sfacciata (e questo è un altro elemento di cui vorrei parlarvi più avanti) ma i tanti eventi terribili del suo passato ci renderanno difficile non provare pietà per un ragazzo che ha sofferto le pene dell'inferno ma che, nonostante tutto, è rimasto in piedi.
Nonostante sia difficile empatizzare con lui o interpretare molti dei suoi gesti (spesso sbagliati), mi è risultato difficile non tifare per lui e sperare in un altro colpo di fortuna in grado di tirarlo fuori dai guai.
Ho trovato, però, una notevole evoluzione del suo personaggio (specialmente nel secondo volume) grazie ad una serie di situazioni che gli hanno permesso di ritrovare in sé stesso un po' di quell'umanità che pareva aver dimenticato del tutto nel primo libro.
Di certo non sono state eliminate del tutto le sue caratteristiche più insane ma devo dire che pian piano ho iniziato ad apprezzare di più la sua caratterizzazione!
In generale, però, devo dire che il mondo dei personaggi mi ha un po' deluso. Rispetto a Martin, che mi aveva fatto innamorare di tantissimi soggetti diversi, penso che quelli trattati da Lawrence non presentino il dovuto spessore, anche quelli più vicini a Jorg.
Per quanto riguarda lo stile dell'autore, non posso dire niente di male: il suo è un metodo piuttosto cinematografico, specialmente nelle scene d'azione dove ogni istante e movimento viene descritto con una cura persino maniacale, e, almeno per me, mi è risultato impossibile non rivedere nei minimi dettagli ogni elemento che componeva il paesaggio che Lawrence voleva che visualizzassimo.
Sfortunatamente, però, non posso dire la stessa cosa della narrazione che ho trovato spesso confusa ed ingarbugliata. Questo è successo principalmente negli ultimi due volumi; mentre nel primo capitolo della trilogia la storia di Jorg era piuttosto netta anche se intervallata da qualche flashback, nel secondo e terzo libro ci troviamo di fronte ad un vero e proprio caos: nel secondo libro, la narrazione è composta da due linee temporali diverse (il giorno delle nozze (il presente) e quattro anni prima (passato)) alla quale sono state poi aggiunte le pagine del diario di Katherine (un personaggio secondario che mi ha lasciata un po' interdetta. Apprezzavo molto la ricerca della sua indipendenza ma al tempo stesso non ho trovato di mio gusto la direzione in cui il suo cuore, intrappolato da sentimenti profondi ed oscuri, l'ha infine trascinata) e così anche il terzo libro (alle quali è stato, invece, aggiunto il punto di vista della negromante Chella).
Mentre ne “Il re dei fulmini” potevo quasi capire questa scelta di rendere così ingarbugliata la situazione (in quanto la sensazione di “non conoscenza” è alla base della vita di Jorg in quell'intero arco temporale narrato nel secondo libro), ne “L'imperatore dei fulmini” ho trovato quest'idea semplicemente sbagliata per raccontare quelli che sono poi gli avvenimenti dell'epilogo della trilogia. Avrei preferito di gran lunga una narrazione classica che partiva, in questo caso, da alcuni eventi passati fino ad arrivare poi al presente.
In generale, ho avvertito spesso e pesantemente questa sensazione di confusione ed è principalmente questo il motivo che non mi ha permesso di apprezzare del tutto questa trilogia.
Durante la lettura, io tengo particolarmente alla struttura del worldbuilding ed anche in questo caso Lawrence mi ha delusa: anche se viene presentato come un mondo medievale, alcune affermazioni, nomi e descrizioni (ad esempio la canzone “Love is all you need”, l'invenzione della bici (che, per vostra informazione, è arrivata nel 1817 nonostante le prime teorie di Leonardo Da Vinci) ecc) portano ad alcuni dubbi che non vengono sciolti durante la lettura ma bensì intensificati.
Come se non bastasse, anche l'intera situazione sociopolitica e religiosa non viene affrontata dettagliatamente ma, anzi, aleggia semplicemente nell'aria come uno spettro di cui tutti dovremmo essere a conoscenza. Lo stesso vale anche per l'elemento fantasy, costituto soprattutto dalle creature che vivono il mondo di Jorg (come troll, negromanti, fantasmi e morti viventi), lasciato proprio allo sbaraglio.
Questo avvalora una tesi che avevo fin dal primo libro e cioè quello di un worldbuilding trascurato ed a tratti banalizzato come se l'autore desse per scontate situazioni ed atmosfere fondamentali ma che noi, effettivamente, non conosciamo.
Ho notato un vano tentativo di farci entrare in questo mondo solo nell'ultimo libro (ed in parte anche nel secondo anche se in maniera più lieve): Lawrence sbalza Jorg da un posto all'altro, spesso con motivazioni non proprio plausibili o comunque sviluppate in maniera non del tutto concreta. Ho avvertito tutto ciò come una forzatura sia per farci conoscere qualche aspetto in più di questo suo universo sia per quanto riguarda l'andamento stesso della storia.
Queste sono per me tutte leggerezze commesse dall'autore e che potevano essere tranquillamente evitate. Tra queste, aggiungerei anche il fattore “fortuna” di cui vi parlavo precedentemente: sono troppi, infatti, gli eventi fortuiti che avvengono miracolosamente nei confronti di Jorg ogni volta che la situazione volge per il peggio. Sarà forse un espediente narrativo? O forse un semplice desiderio dell'autore per sottolineare la “buona sorte” del protagonista?
Mi dispiace doverlo dire ma mentre mi sembrava di aver notato un miglioramento dal primo al secondo libro, il terzo va invece tutto in discesa.
Apprezzo che l'autore non abbia mai avuto l'intenzione di allungare troppo il brodo (cosa che lui stesso specifica nei ringraziamenti ai lettori) ma “L'imperatore dei fulmini” mi è apparso come un inutile tentativo di mettere insieme i troppi pezzi lasciati in sospeso.
Questo terzo libro è l'esempio lampante della “troppa carne messa a cuocere”. Lawrence non fa che lanciarci fumo negli occhi per poi consegnarci un finale frettoloso, banale e sconclusionato. E, ah, ovviamente anche fortunoso per il protagonista.
L'epilogo mi ha lasciato davvero l'amaro in bocca. Ho anche i testimoni che hanno dovuto sopportare le mie lamentele e la mia ricerca di una frase chiave che faceva supporre tutt'altro colpo di scena (e che io, sinceramente, avrei preferito di gran lunga a quello attuale)!



Grafica: 2,5/5 ⭐. Non mi piace particolarmente l'impaginazione dei libri Newton Compton (non ci sono pagine sospensive. Ogni capitolo segue l'altro e può iniziare anche a mezza pagina) ed anche le mappe che ci sono state proposte le ho trovate piuttosto scarne ed inutilizzabili.
Prezzo: 5/5 ⭐. Ovviamente il prezzo proposto dalla casa editrice per un'intera trilogia è davvero super conveniente!
Traduzione: 3/5 ⭐. Non capisco perché tradurre in maniera sbagliata dei titoli così semplici, la cosa mi innervosisce. Era così difficile tradurre “Il principe DEI ROVI” che ha anche un senso logico rispetto a quello che ci è stato rifilato? Ho trovato poi diversi errori anche di battitura e secondo me questo è inaccettabile.




Ed eccomi arrivata alla fine di questo enorme monologo.
Questo è proprio tutto quello che volevo dirvi riguardo a questa trilogia che mi ha lasciato delle citazioni stupende ma anche tanti, troppi, dubbi e delusioni.
Come voto finale, non riesco a dargli più di 3/5⭐ . Lo stile dell'autore è molto bello e dettagliato e la maggior parte delle idee davvero buone però secondo me mancava qualcosa e quello sprint dato dal worldbuilding lo avrebbe sicuramente aiutato!
Ho visto però davvero tantissimi pareri entusiasti da lettori di altre parti del mondo e quindi mi chiedo se non sia io il vero problema. De gustibus! 🤷‍♀️
Ovviamente se qualcuno di voi ha letto questo libro mi faccia sapere perché sono super curiosa di sapere anche la vostra opinione!
Spero come al solito che la recensione vi sia piaciuta e che, nonostante le mie “critiche”, qualcuno di voi voglia comunque tentare la sorte con quella che credo sia l'opera più famosa di Mark Lawrence!
Detto ciò, vi auguro una buona domenica ed ovviamente tante splendide letture! 💛

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