Recensione di "Storia d'Inverno"



Salve lettori e benvenuti in quella che sarà probabilmente la recensione più annoiata che io abbia mai scritto.
Non che io non abbia voglia di scriverla, per carità, ma la lettura di questo libro è risultata così scocciante e noiosa che dubito fortemente che altre sensazioni positive possano prevalere sul resto.
Ma non perdiamoci in chiacchiere ed iniziamo subito dalla scheda informazioni:




Titolo: Storia d'inverno
Autrice: Mark Helprin
Casa editrice: Neri Pozza editore
Prezzo: 13,00
Edizione: Flessibile
Anno di pubblicazione: 2015
Numero di pagine: 844











Storia d'inverno” è un'epopea amorosa, come suggerisce un breve commento tratto dalla Repubblica, di genere urban fantasy e che ha per protagonista Peter Lake, un giovane ladro dal passato difficile, che lavora in proprio nella Manhattan degli inizi del Novecento.
Pur non risultando di particolare interesse per la polizia locale dell'epoca, Peter è però ricercato dai temibili Coda Corta, un gruppo di criminali legati alla figura del folle e spietato Pearly Soames il quale lo vorrebbe morto.
La salvezza del ladro si rispecchia, però, nella figura di un insolito cavallo bianco, Athanson, del quale, se non fosse impossibile anche solo da immaginare, si potrebbe dire che sappia persino volare!
In un giorno d'inverno, il meraviglioso animale lo condurrà, dopo la fuga, nel West Side ed in particolare di fronte alla lussuosa villa dei Penn.
Il padrone di casa ha, infatti, lasciato la propria dimora per allestire una seconda villa per le festività natalizie, portandosi con sé i figli.
Considerandolo un colpo facile, Peter Lake decide di derubarli ma qualcosa andrà storto: la casa non è vuota come il ladro si aspetterebbe e, proprio durante il furto, il giovane viene ammaliato dalla musica di un pianoforte.
Dovrebbe fuggire eppure non ci riesce ed i passi di Peter lo condurranno proprio incontro al suo destino che assumerà le sembianze di Beverly Penn, figlia del padrone di casa, la quale è però minata da una terribile malattia che minaccia di ucciderla malgrado la giovane età.
Sarà l'amore, travolgente e passionale, a superare la follia, il tempo e persino la morte?



““«E allora potresti scoprire che ricomincia tutto da capo, perché in realtà non ha mai avuto fine»”







E qui partono le note dolenti, ragazzi, perché di questo libro mi è ben piaciuto poco (proprio per non dire niente!) e mi dispiace moltissimo perché, avendo visto prima il film (ed amandolo profondamente anche se mi aveva un po' confusa questo suo lato fantasy), mi aspettavo davvero che potesse piacermi!
Ammetto di essere partita prevenuta; avevo cercato di iniziare il libro qualche anno fa ma mi ero bloccata, miseramente, solo al primo capitolo (letto con molta, molta fatica) e questo non mi ha reso facile neanche solo pensare di ricominciarlo.
Ho trovato lo stile dell'autore molto particolare e le atmosfere erano vivide, fotografiche, e sinceramente penso che esse esprimessero molta più emozione rispetto ai personaggi piatti ed sentimentalmente vuoti che Mark Helprin ci ha presentato.
Mi è stato impossibile apprezzare le diverse storie che s'intrecciano per creare quest'epopea.
Trovavo Beverly insopportabile, arrogante, autoritaria e priva della delicatezza e della dolcezza che tutti vedevano in lei.
Fin da subito ho trovato la sua relazione con Peter davvero inutile e priva di fondamento e questo mi ha impedito di essere empatica nei confronti di questo protagonista con delle ottime basi (per quanto riguarda la sua storyline) e con tutte le (dis)avventure che si ritroverà ad affrontare insieme al suo fedele Athanson.
Una grande, gigantesca, pecca dello stile dell'autore è stato, a mio parere, quello di dilungarsi in sproloqui inutili sulla struttura della città, su personaggi di cui abbiamo sentito parlare per meno di un capitolo, o su vicende che non c'entravano nulla con il resto della trama.
Ciò ha reso la lettura, almeno a mio parere, davvero lenta e, mi dispiace dirlo, noiosa fino ai limiti dell'insopportabile!
Se ho letto questo libro fino all'ultima pagina, essenzialmente, è stato perché volevo toglierlo dalla libreria il prima possibile e non volevo metterlo in pausa l'ennesima volta.
La lettura si è protratta per giorni e, ammetto con vergogna, di aver persino saltato con gli occhi paragrafi e a volte addirittura pagine perché era l'unico modo per tornare alla trama vera e propria senza perdersi in discorsi triti e ritriti e per questo inutili.
Un altro appunto: la lunghezza dei capitoli.
C'è chi adora i capitoli di una pagina e chi si adegua alle venti-trenta solite in un romanzo.
E poi c'è Mark Helprin.
Se fossi un giudice, ve lo giuro, lo farei arrestare per impedimento alla lettura perché non solo erano capitoli da cinquanta pagine e più ma di queste solo venti (se vogliamo essere generosi) riguardavano la trama di base.
Di per sé, l'unico ad avermi davvero incuriosita è stato Pearly, il cattivo di turno, perché le motivazioni che lo spingevano ad agire erano davvero originali, fino ai limiti della follia.
Per il resto ho trovato la storia completamente priva di senso logico e anche quel pizzico di fantasy, piazzato un po' a caso in un'atmosfera “troppo realistica”, mi è sembrata un'idea azzardata e mal studiata.
Vorrei parlarvene ancora, specialmente dei personaggi, ma sinceramente vorrei evitare di farvi spoiler di cui poi mi pentirei.
In definitiva, il voto massimo che sono riuscita a dare a questo libro è di 1/5 ⭐ e solo per le bellissime descrizioni che a volte mi hanno persino emozionata.







Grafica: 3/5 ⭐. Stile molto semplice, nulla di particolare. Copertina tratta dal film (Colin Farrell non fa mai male) anche se sinceramente non ho mai visto un'altra copertina per quanto riguarda questo romanzo.
Prezzo: 5/5 ⭐. Per essere un bel mattone da 800 e passa pagine, direi che tredici euro non sono davvero niente!
Traduzione: 4,5/5 ⭐. La traduzione è buona ma non perfetta. Soprattutto nella seconda parte del romanzo, molti dialoghi li trovavo davvero azzardati (non potete capire quanto è difficile non spoilerarvi nulla!) e poco sinceri.




Con immensa delusione devo chiudere questa parentesi per quanto riguarda “Storia d'inverno”.
Speravo in grandi cose, anche quando dopo più di 200 pagine non mi sentivo ancora per nulla presa dalla storia, ma tutto ciò che ho provato durante la lettura (e che provo persino adesso dopo quasi una settimana dalla fine) è solo un'immensa delusione.
Consiglierei questo libro? Probabilmente no perché non riesco davvero a trovare altri pregi oltre all'unico di cui vi ho parlato qualche riga fa.
Davvero un peccato...
La recensione, quindi, si conclude qui.
Mi piacerebbe sapere se tra di voi c'è qualcuno che ha letto questo romanzo però!
Ho trovato davvero recensioni ottime su Goodreads e vorrei capire se solo io ho avuto problemi (non sarebbe la prima volta eh).
Quindi vi saluto, vi mando un abbraccione, e ci sentiremo presto per parlare di “Uno di noi sta mentendo”!

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