Recensione della duologia di "Six of Crows": TUTTO QUELLO CHE DOVETE SAPERE!






Buonasera lettori ed eccoci ad una nuova 
recensione della domenica! 
Ma che dico?
Benvenuti ad una doppia recensione della domenica! 🎉
Ho infatti aspettato un altra settimana circa per portarvi il mio parere completo riguardo la duologia spin-off di “Shadow and bone” composta dai due volumi “Six of crows” e “Crooked kingdom”.
🔔 AVVISO IMPORTANTE 🔔 prima di iniziare: all'interno del mio pensiero, ci saranno delle parti segnalate con degli asterischi (es. trama**). Quando troverete quei simboli vorrà dire che, successivamente, troverete un apposito paragrafo contenente spoiler dove spiegherò meglio quello che non ho potuto dire per evitare di raccontare troppo ma che magari qualcuno di voi che ha già letto la duologia può voler sapere in modo da aprire un dialogo qui nei commenti oppure sul mio profilo instagram (@365_livesofbooks).
Anche il paragrafo, in ogni caso, verrà reso riconoscibile in quanto evidenziato in rosso.
Detto ciò, iniziamo con la scheda informazioni :









Titolo: Six of crows / Crooked kingdom
Autrice: Leigh Bardugo
Casa editrice: Orion 
Prezzo: £7,99 
Edizione: Flessibile
Anno di pubblicazione: 2015/2016
Numero di pagine: 491/536








Ketterdam non è sicuramente la meta turistica per eccellenza e, di certo, non è la città in cui portereste i vostri figli per passare un'allegra e memorabile vacanza di famiglia.
Tutti sanno che in quei porti nascono i criminali i quali crescono tra le strade ed i locali con il solo obiettivo di arricchirsi il più possibile.
Chiunque si rechi lì come ospite non può non essere cosciente di poter perdere tutto: il portafoglio, l'antico orologio di famiglia, la casa, la dignità, a volte persino la vita.
Kaz Brekker è proprio uno di quei loschi figuri, un prodigio criminale per cui nulla è impossibile.
Per questo motivo, quando un uomo molto potente gli offrirà la possibilità di guadagnare un'ingente somma di denaro in cambio del salvataggio di una sola persona, Brekker non potrà che accettare nonostante conosca bene i rischi che corre.
Accompagnato da un imprevedibile gruppo di pericolosi criminali, dovrà introdursi all'interno di una prigione di massima sicurezza ed impedire l'esecuzione di un uomo che potrebbe cambiare per sempre la sorte dei Grisha.




“Mati en sheva yelu.
This action will have no echo”






Ora che la recensione ha davvero inizio, do un consiglio a chiunque voglia entrare nel mondo dei Grisha ma non sa davvero da dove partire: tecnicamente andrebbe letta per prima la Grisha Trilogy (quindi “Shadow and bone”, “Siege and Storm” e “Ruin and Rising”), successivamente la duologia composta da “Six of Crows” e “Crooked Kingdom” ed infine “King of Scars”.
The language of thorns”, invece, è una raccolta di racconti e favole del mondo dei Grisha quindi può essere letto come e quando preferite perché non contiene spoiler!
Dopo aver letto la duologia, però, posso dirvi che potreste benissimo iniziare anche da quest'ultima perché non contiene spoiler così sostanziosi da rovinarvi così facendo la lettura della trilogia. Al suo interno, però, compaiono personaggi e situazioni che vi saranno più chiare solo se leggerete prima “Shadow and bone”.
Detto ciò, cosa ne penso di questa duologia?
A livello di trama, lo ammetto, ho preferito sicuramente quella della trilogia originale che potremmo definire sicuramente molto più “fantasy” rispetto a questo spin-off dove ci troviamo in un ambito sociale (e a tratti anche culturale) diverso in cui i Grisha non sono ben visti come avrebbero potuto essere, invece, a Ravka (dove si svolge gran parte della trilogia) e quindi sono molto meno presenti.
In generale, però, ho trovato comunque molto buona l'idea del “colpo” anche se quest'ultima viene vissuta in maniera piuttosto lenta nel corso dell'intero primo romanzo.
Questa lentezza, però, non l'ho trovata del tutto negativa per due motivi: il primo è che la rapina era il centro della trama e quindi il tutto non poteva evolversi in pochi capitoli. A mio parere, questo ha portato anche ad uno sviluppo dello stile (ed in particolare della narrazione) dell'autrice la quale ha saputo dimostrare un attenzione ai dettagli e alla psicologia dei personaggi che non è da tutti!
La seconda ragione per cui ho apprezzato questa lentezza narrativa è perché, così facendo, la Bardugo ci ha permesso di indagare e conoscere meglio i Dregs, i protagonisti della vicenda, che già alla fine del primo romanzo ci sembreranno una vera e propria famiglia.
Da parte mia, ve l'assicuro, mi sono affezionata a tutti!
Kaz è sicuramente il personaggio più complesso e particolare del gruppo: è molto giovane ma ha vissuto un passato davvero forte che l'ha portato a diventare un mostro temuto da tutti, vittima del desiderio di vendetta e degli spettri di una vita che ha voluto tenere nascosta a chiunque.
Jesper vive in simbiosi con le sue amate pistole, non sbaglia un colpo e non si sente mai rilassato come quando si ritrova in mezzo ad una sparatoria. È un personaggio divertente, sempre con la battuta pronta (anche nei momenti meno opportuni)!
Anche la vita di Inej non è stata affatto semplice ma vi innamorerete di lei non solo per il suo essere badass in battaglia ma anche per la sua gentilezza, il suo buon cuore e la sua fede.
Wylan è il personaggio su cui più di tutti ho avuto qualche dubbio. È sicuramente colui che, in mezzo al gruppo, appare come “il pesciolino fuor d'acqua”, il ragazzo di buona famiglia immischiato, per un motivo o per un altro, in un'organizzazione criminale. Invece è stato bello vedere, piano piano, la sua crescita personale!
Nina è una Heartrender, una Grisha molto più pericolosa di quanto potrebbe apparire con quella sua figura morbida e con la sua naturale propensione al buon cibo e alla battuta. È un personaggio che non potrete non amare, è assolutamente impossibile!
Infine c'è quello che, a mio parere, è sicuramente uno dei personaggi più interessanti della duologia: ex cacciatore di Grisha e detenuto, Matthias dovrà aprire gli occhi alla bellezza e alla diversità del mondo per imparare a far convivere la sua identità passata con quella del presente.
Penso di esser riuscita, con poche righe, a darvi un incipit piuttosto sostanzioso su coloro che racconteranno non solo la missione ma anche loro stessi, così come alcuni dei temi che vi ho nascosto qua e là nelle loro descrizioni.
Tornando alla narrazione, volevo farvi tener presente una cosa (così come faccio in ogni recensione di libri in lingua originale): io ho un livello d'inglese intermedio (b2) e non sempre è stato semplice seguire la storia (soprattutto alcune scene d'azione) perché ho trovato l'inglese vagamente più complesso rispetto alla trilogia di “Shadow and bone”. Quindi, nel caso non aveste mai letto in inglese o aveste un livello più basso del mio, non vi consiglio assolutamente questa duologia come libro da cui iniziare la vostra avventura con la lettura in lingua originale.
Per quanto riguarda “Crooked Kingdom”, invece, ho trovato la narrazione molto più ricca di eventi rispetto al primo volume ma in questo caso ho avvertito il fattore “lentezza” in maniera più pesante proprio perché ormai abbiamo conosciuto bene i personaggi quindi, per quanto mi riguarda, l'avrei utilizzata per approfondire altre questioni importanti a livello di trama.
Nonostante ciò, però, c'è stato qualcosa all'interno di questo secondo capitolo che mi ha portato a dare un voto finale addirittura maggiore rispetto al primo libro: l'emozione.
Quest'ultima è per me qualcosa di fondamentale durante la lettura perché credo determini anche l'abilità di un autore nel creare non solo racconti in grado di rimanerci nel cuore ma anche personaggi credibili che ci fanno ridere ed affezionare a loro, volti e “voci” riconoscibili che ci fanno sentire anche un po' a casa.
E “Crooked Kingdom”, lettori miei, mi ha emozionata tantissimo fino a farmi tremare per la forza di alcune scene, mi ha fatto piangere per un personaggio** (occhio ai capitolo 39-40, vi avviso! Preparate i fazzoletti!) come non facevo da anni e, anche se alcune cose mi hanno fatto storcere il naso**, devo dire che, una volta finita questa duologia, sentirete davvero la mancanza dei Dregs e dei loro piani folli!
Ho apprezzato molto, inoltre, la scelta di inserire sulla scena alcuni personaggi della trilogia** anche se, per come erano stati presentati, mi aspettavo qualcosina di più.
Come avrete sicuramente capito, ho adorato davvero tanto questa storia alla quale mi sento di dare un voto complessivo di 4/5 🌟(4 🌟per il primo libro e 4,5 🌟 al secondo libro) !
Se posso darvi un altro paio di consigli, inoltre, vi direi di iniziare sicuramente con la trilogia originale (in modo da poter apprezzare tutti quei dettagli e personaggi inseriti dall'autrice e che rimandano appunto alle vicende narrate in “Shadow and bone”) e di stare ben attenti agli spoiler!
Non cercate fanart della duologia (anche se magari avete letto il primo e lo cercate solo con quel titolo) o farete la mia stessa fine!





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**Tra le cose che mi hanno fatto storcere il naso c'è sicuramente la gestione di alcune scene e decisioni prese dall'autrice: un appunto specifico va sicuramente alla scoperta sulla madre di Wylan (tranne per il ritratto con cui è poi tornato sé stesso, ho trovato questa scelta davvero inutile sia a livello di trama che per il personaggio in sé. Inoltre, nel finale, la donna non viene più nemmeno citata. A meno che io mi sia persa qualcosa, cosa le è successo alla fine? L'hanno portata via? Lei è riuscita a rivedere il suo bambino?), sulla morte di Matthias (l'ho trovata troppo precipitosa, quasi un tentativo in extremis dell'autrice per ricordarci una parte dell'arco narrativo del primo libro che magari col tempo potevamo aver dimenticato in quanto citato ben poco nel secondo volume. Ne posso capire i vantaggi per quanto riguarda Nina la quale, così facendo, potrà svolgere un ruolo molto più complesso ed importante anziché solo la Grisha innamorata e felice con il suo amato (che anche così, lo ammetto, non mi avrebbe fatto schifo, anzi. QUEI DUE SI MERITAVANO LA FELICITA', MALEDIZIONE 😭) ma comunque a mente lucida, dopo aver letteralmente pianto per un'ora e più, mi sono accorta che tutto ciò mi ha dato piuttosto fastidio proprio come lettrice) ed anche sul ruolo di alcuni personaggi ripresi da “Shadow and bone” (Zoya, Genya e Nikolai) che a tratti ho trovato un po' azzardato. Metaforicamente parlando, sono state le “pezze” che tappavano dei buchi del piano che, al contrario, probabilmente non sarebbe potuto andare a buon fine (o forse Kaz ce l'avrebbe fatta ancora una volta?).
Io spero sinceramente che in “King of Scars” vengano chiarite meglio alcune di queste situazioni, in special modo per quanto riguarda il ruolo di Nina.




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Grafica: 5/5 🌟. Adoro le copertine, tutti i piccoli dettagli all'interno della narrazione. L'unica cosa che non capisco è il senso di aggiungere una sorta di glossario dei personaggi alla fine del secondo volume. Io l'avrei messo all'inizio del primo, sinceramente!
Prezzo: 5/5 🌟. Ma in Italia dove li trovate dei libri in flessibile così curati a 7,99 euro e con 500 pagine (e più) ?





In definitiva, questo è proprio tutto tutto tutto quello che avevo da dirvi sulla duologia di “Six of crows” che sicuramente ha i suoi difetti ma che si è battuta con pugni e calci fino a diventare una delle mie preferite, sicuramente ai livelli della meravigliosa trilogia della stessa Bardugo! 😍
È stato un vero piacere ritornare nel mondo dei Grisha e non vedo l'ora di tornarci di nuovo con “King of Scars” (quando arriverai, meraviglia mia?) e “The language of thorns” (che mi aspetta buono buono nella mia libreria in attesa che torni la nostalgia per questo mondo)!
Spero davvero che la recensione vi sia piaciuta e che vi andrà di darmi anche la vostra opinione a riguardo (che sia qui sul blog o sul mio profilo instagram).
Vi ricordo solamente di aggiungere la scritta *SPOILER* nel caso il vostro commento possa rivelare qualcosa a chiunque non abbia ancora iniziato questa duologia!
Detto ciò, vi auguro una buona serata ed un buon inizio settimana a partire da domani!
Love you all,



-Emme

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