Recensione de "Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello"



Buon pomeriggio lettori!
Dopo tantissimi mesi dal suo acquisto (se andavo avanti ad ignorarlo un altro po' sfioravamo l'annetto) e con tantissimi dubbi e paranoie, ho finalmente preso la decisione di iniziare la tanto acclamata trilogia de “Il Signore degli Anelli”.
Proprio questa notte, infatti, ho finito il primo volume (“La Compagnia dell'Anello”) ma non tutte le mie paure sono scomparse magicamente come speravo.
Iniziamo dalla scheda informazioni:




Titolo: La Compagnia dell'Anello 
Autrice: J.R.R. Tolkien
Casa editrice: Bompiani
Prezzo: 6,00
Edizione: Rigida
Anno di pubblicazione: 2007
Numero di pagine: 518











La leggenda narra che circa il 96% della popolazione mondiale conosca la storia di Frodo e dei suoi avventurosi compagni ma noi (cioè io) ce ne sbattiamo altamente delle percentuali e quindi eccovi qui la trama: in un mondo incantato chiamato Terra di Mezzo, dominato dalle creature più strane e curiose, e in special modo in un piccolo villaggio di nome Hobbiville, vive Frodo Baggins.
Di natura mansueta come i suoi simili, lo Hobbit nutre da sempre, però, il desiderio di viaggiare, di esplorare il mondo e, in particolare, le tappe narrate dal libro del cugino Bilbo dal quale è stato adottato tanti anni prima.
Quando gli viene offerta la possibilità del viaggio, però, Frodo tentenna e quando Bilbo scompare, diventa non solo l'unico possessore di casa Baggins ma anche il Possessore dell'Anello, uno strano gingillo che il cugino portava sempre con sé e che permetteva a chiunque lo indossasse di diventare invisibile.
Il suo amico stregone Gandalf, però, lo mette in guardia: l'Anello è stato forgiato, infatti, da un'oscura presenza, Sauron, il quale aveva conferito all'oggetto il terribile potere di controllare gli altri anelli, diffusi tra Uomini, Nani ed Elfi, e che già una volta aveva scatenato una terribile guerra.
Proprio per questo, Frodo non dovrà mai (se non in casi di assoluta necessità) indossare l'anello che più volte era divenuto un'ossessione per chi lo possedeva.
Lo stregone consiglia allora a Frodo di scegliere un fidato compagno e, una volta ottenute sue notizie, di partire alla volta di Gran Burrone, residenza dell'Elfo Elrond il quale li potrà consigliare sul da farsi.
Non molto tempo dopo, però, oscuri cavalieri iniziano la ricerca dell'Anello e Frodo, il quale non ha ancora ricevuto notizie da Gandalf, è costretto a fuggire (insieme all'amico Sam e ai cugini Merry e Pipino) in terre sconosciute e pervase di magia: alberi che si muovono, terribili ed oscure foreste, Elfi dalla presenza luminosa e rasserenante, Uomini e Nani diventeranno la nuova costante della vita finora tranquilla del protagonista il quale dovrà affrontare con coraggio il cammino che potrebbe portarlo all'ossessione oppure alla morte.




“«Hai pensato ad una conclusione?»
«Si, a parecchie, e sono tutte spiacevoli e tetre», rispose Frodo.
«Oh, ma allora non possono andare!», disse Bilbo, «I libri dovrebbero sempre finire bene. Che te ne pare di e tutti finalmente assestati, vissero per sempre felici e contenti?»” 











Allora, inizio con il dire che “La Compagnia dell'Anello” è stato migliore di quanto mi aspettassi.
Ho iniziato questa lettura con un mare di dubbi, di perplessità, convinta che l'avrei abbandonato dopo le prime cento pagine (mi avevano detto di non abbandonarle alle prime cinquanta, quindi almeno a cento ci dovevo arrivare) ma, malgrado tutto, mi è “piaciucchiato” abbastanza.
Se togliamo il prologo infinito in cui Tolkien vomita informazioni una dopo l'altra (di cui alcune, ad essere sincera, non ho neanche capito l'utilità), devo ammettere di essere stata rapita dalle sue descrizioni così complete, così fotografiche.
Non mi era difficile chiudere gli occhi ed immaginare le radure, gli alberi, il luccichio del sole sulla superficie dei fiumi o dei laghi.
Al contrario, però, ero consapevole di chi riteneva Tolkien troppo prolisso e concordo, in parte, con questo pensiero: è vero che per un momento ho pensato che non sarebbero mai arrivati a Gran Burrone (e l'autore è stato così bravo da rendere la loro fatica la mia) e che molti dei dialoghi sembravano posti quasi per allungare ulteriormente il brodo ma è anche vero che questa lentezza è necessaria per la riuscita di atmosfere così veritiere e di personaggi così validi.
Tra questi, il mio preferito è stato Sam. Penso che sia stato, insieme a Gandalf e Bilbo, il personaggio meglio caratterizzato da Tolkien: mansueto e al tempo stesso combattivo, fedele, sensibile, curioso giusto, e questi sono solo alcuni dei tanti aspetti del suo carattere che mi hanno fatto amare questo dolcissimo Hobbit.
Mentre degli altri spero di riuscire a scoprire di più nel corso della trilogia!
Per quanto riguarda i dialoghi, li ho trovati coerenti sia con il modo di vivere dei diversi personaggi, soprattutto per quanto riguarda il loro posto nella gerarchia della Terra di Mezzo, sia per quanto riguarda il tempo storico da cui parte la storia.
Molto noiose, a mio parere, le canzoni che spesso intervallavano le vicende.
Ho apprezzato il tema della natura, della sicurezza all'interno della vita semplice di campagna, che impregna l'intero romanzo, e del viaggio che ho interpretato come una metafora della vita e della necessità di prendere delle scelte, anche se pericolose, ed in cui viene data fondamentale importanza all'amicizia.
Nonostante questi apprezzamenti, però, non mi sono sentita coinvolta al 100% all'interno della vicenda; spesso mi sono sentita più emozionata da una descrizione di un paesaggio che dagli eventi che scuotevano la vita dei protagonisti e questo mi ha dato da pensare.
Penso che la lunghezza del viaggio, soprattutto per quanto riguarda l'inizio, abbia surclassato i personaggi stessi e la loro evoluzione all'interno del romanzo.
È per questo che, tra la consapevolezza iniziale e la speranza, ho deciso di assegnare a “La Compagnia dell'Anello” un voto di sole 2,5/5⭐.
Ho però deciso di continuare la trilogia, sperando di riuscire ad affezionarmi di più ai componenti della Compagnia!









Grafica: 3/5 ⭐. Non ho apprezzato le piccole dimensioni del libro. La scrittura risultava minuscola e fidatevi se vi dico che mi ha persino causato mal di testa la maggior parte delle volte!
Inoltre, oltre alla copertina tremenda, penso che la mappa ad inizio racconto non fosse stata adattata alle dimensioni del libro e per questo risultava illeggibile, soprattutto le terre centrali che sprofondavano nell'attaccatura delle pagine.
Prezzo: 5/5 ⭐. Partendo dal presupposto che ho trovato l'intera trilogia a sei euro (quindi due euro ogni libro), il prezzo è davvero super-conveniente! Se tralasciamo alcuni dettagli della grafica che ho trovato scadenti, il testo è davvero ben curato.
Traduzione: 5/5 ⭐. La traduzione è, come ho detto in precedenza, ben curata. Inoltre quella di questa edizione è stata riveduta ed aggiornata in collaborazione con la Società Tolkieniana Italiana (come viene precisato sin dalla copertina!) e questo va premiato con un ottimo voto!





E così si conclude questa recensione e, così facendo, anche la prima parte di questo viaggio.
Ho ricevuto molte meno critiche di quanto mi aspettassi e ne sono stupita quanto contenta!
Spero di non aver irritato nessun fan con la mia recensione ma credo di aver espresso al meglio quelli che sono stati, almeno per me, pregi e difetti di questo primo romanzo.
Mi piacerebbe sapere quanti di voi hanno letto questa trilogia e cosa ne pensano!
Vi auguro una buon proseguimento di giornata e buone letture 😊





Commenti

Post più popolari