Recensione di "Grandi Speranze"
Buonsalve
lettori! 🔥
Qual
buon vento vi porta in questo umile blog?
Se
siete lettori abituali ecco a voi un posto accanto a me; se siete
invece nuovi, beh, ci stringeremo un pochettino per farvi posto nella
nostra piccola tribù (giuro che non mi sono fatta una canna prima di
scrivere questa recensione, lo giuro).
Di
cosa parleremo oggi? Scheda!
Immaginatevi
un falò, che siate voi visitatori abituali o casuali di questo blog,
perché sarà la vostra guida quando, tra le pagine del romanzo di
cui vi racconterò oggi, perderete la via di casa.
Immaginate,
quindi, un piccolo falò e, intorno a voi, una fitta nebbia.
Immaginate
l'umido che vi si appicca addosso e le lapidi di un cimitero che
vegliano su di voi come spiriti funesti. E poi una voce terribile che
urla «Silenzio!
Sta' zitto!»
È
così inizia “Grandi
Speranze”, uno
tra i più famosi ed acclamati (ma anche discussi!) romanzi di
Charles Dickens: Pip è solo un ragazzino quando, un pomeriggio
qualunque, si reca nel cimitero dove riposano i suoi genitori,
cercando di immaginare, attraverso le iscrizioni sulle lapidi, i loro
volti.
È
allora che, dal nulla, si alza una voce profonda di un uomo.
Pip
non può fidarsi di lui (potrebbe essere un ladro, un fuggitivo e,
chissà , magari persino un assassino!) ma, quando viene minacciato di
morte dal burbero visitatore, il ragazzo non può che acconsentire
alle sue richieste: senza farsi notare da nessuno, dovrà rubare alla
sua famiglia (l'insopportabile sorella maggiore e suo marito Joe il
fabbro) una lima per liberarsi dalle catene che lo tengono
prigioniero e dei viveri.
La
fuga, però, non durerà a lungo: solo il giorno dopo, la notte di
Natale, Magwitch l'evaso verrà riacciuffato e messo in carcere.
Tipica
di Dickens è la sua grande moralità ed è per questo che, anche
negli anni avvenire, il giovane protagonista Pip sarà sempre
ossessionato da questo ricordo: aver tradito, anche se non ne sono a
conoscenza, la sorella ed unica parente rimastogli e, soprattutto,
aver mentito al buon Joe che da sempre considera il suo più caro
amico.
La
svolta avviene quando il ragazzo verrà assunto per essere il
compagno di giochi di Miss Havisham, una presenza inquietante eppure
socialmente potente, la cui vita si è fermata il giorno in cui è
stata abbandonata all'altare da colui che considerava l'amore della
sua vita.
È
da quei suoi primi incontri che nascerà in Pip una sorta di
insoddisfazione nei confronti della sua vita che lo porteranno a
sviluppare le così dette “grandi
speranze”,
proprio come il titolo fin da subito suggerisce: il protagonista non
vuole accontentarsi del suo paesino, del suo futuro da fabbro e
persino della sua famiglia piccola e sgangherata. Egli vuole invece
immaginare un futuro migliore, una posizione sociale stabile, begli
abiti, cibo delizioso e, soprattutto, l'amore di Estella, figlia
adottiva di Miss Havisham che lei stessa ha cresciuto a sua immagine
e somiglianza fino a renderla bella e pericolosa per qualsiasi uomo
pronto a donarle il suo cuore.
Divenuto
ormai un uomo, Pip verrà a conoscenza di aver ereditato un'ingente
somma di denaro da un benefattore che, però, vuole rimanere anonimo.
Convinto
che l'eredità provenga da Miss Havisham, le speranze del
protagonista riaffiorano con maggiore prepotenza dentro il suo cuore.
Riuscirà ,
finalmente, ad ottenere l'amore che Estella gli ha sempre rifiutato?
L'unico
modo per riuscirci è trasferirsi a Londra dove potrà completare gli
studi ed entrare nella società tanto ambita...
Ho
sempre avuto il timore dei classici.
Amo
le ambientazioni, gli abiti, il romanticismo da “principe azzurro”
a cui, nel profondo, ambiamo un po' tutte.
Quando
mi avvicino ad un classico, però, sono sempre bloccata dallo stile
dell'autore, dal linguaggio spesso pesante e ripetitivo.
Questo
non è accaduto con “Grandi
speranze” il quale,
anzi, si è rivelato tra i più belli della mia scarna collezione.
Ha
avuto i suoi alti e bassi, lo ammetto, specialmente per quanto
riguarda il personaggio di Estella e dell'ossessione morbosa che Pip
nutriva nei suoi confronti, rendendolo cieco di fronte a tutte le
opportunità e l'amore che avrebbe potuto ricevere.
Non
sono spesso stata d'accordo con alcune scelte dell'autore ma, allo
stesso tempo, non riuscivo a separarmi dalle pagine del libro perché
concludevo ogni capitolo pensando di voler sapere di più: Pip
avrebbe potuto davvero lasciare la sua famiglia per sempre? Si
sarebbe mai reso conto dell'impossibilità di cambiare Estella?
Avrebbe mai scoperto il volto dietro il misterioso benefattore?
Ho
apprezzato particolarmente il modo in cui l'autore è riuscito a
rendere talmente simbolici i luoghi della vita di Pip: pensando a
Londra, pensiamo anche alle sue grandi speranze, ai suoi sogni, ai
desideri che non avrebbe mai potuto realizzare nel piccolo villaggio
in cui viveva; allo stesso tempo, però, il villaggio rappresenta il
“vero oro”, il luogo in cui, pur non avendo nulla, avrebbe potuto
avere una vita semplice e felice insieme alle persone che amava.
La
gran varietà di dialoghi, che spesso sostituiscono persino le scene
narrate, rendono il mondo di “Grandi
speranze” più limpido
ai nostri occhi, più coinvolgente e veritiero.
Non
è un caso se, leggendolo, mi sono sentita quasi una spettatrice di
quei dialoghi, di quelle dichiarazioni d'amore e, spesso, anche delle
ricerche di perdono.
È
proprio grazie ai dialoghi che riusciamo ad ambientarci all'interno
della storia perché Dickens utilizza modi di dire, dialetti, frasi
che dividono il mondo povero del villaggio da quello ricco ed erudito
della città vittoriana.
Malgrado
non abbia sopportato molte delle scelte del protagonista, mi è stato
spesso impossibile non tifare per lui perché l'autore crea in noi
lettori delle grandi aspettative che, in diversi casi, vengono
completamente stravolte.
Ho
trovato geniale, inoltre, il modo in cui Dickens ci permette di
riflettere, portandoci a vedere attraverso gli occhi di Pip, non solo
sulla povertà del tempo ma anche sull'importanza delle piccole cose
di cui spesso ci dimentichiamo quando iniziamo a pensare un po'
troppo in grande.
Detto
ciò, non ho potuto non dare a “Grandi
speranze” un voto
di 4/5⭐ perché è stato uno dei pochi libri in grado di farmi
desiderare di immergermi ancora in un altro temuto romanzo classico!
Voi
avete mai letto questo romanzo?
Qual
è il vostro pensiero generale nei confronti dei classici: li amate
oppure ne state fermamente alla larga?
Per
chi avesse adorato questo libro, volevo mettervi a conoscenza della
presenza di un omonimo film (con protagonista Jerermy Irvine) e di
una serie tv (in cui Douglas Booth presta il suo volto per
interpretare Pip) che devo ancora recuperare!
Spero
che questa recensione vi sia piaciuta e vi auguro tante splendide e
felici letture! ✌
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