Recensione di "13 modi di vedere una ragazza grassa"






Buonsalve gente e bentornati nel magico regno delle recensioni accumulate!
Sono due giorni che scrivo, ho gli occhi così gonfi da poterle usare come palle da golf, e spero solamente che questo possa essere considerato come esercizio per le braccia perché sinceramente ne avrei bisogno ma sono troppo pigra per fare qualsiasi cosa.
Ma torniamo a noi: di cosa parleremo questa sera?
Il libro in questione è “13 modi di vedere una ragazza grassa”, un crudo appello di Mona Awad nei confronti della stereotipata comunità americana, edito in Italia dalla casa editrice Bompiani.
Prima di iniziare, però, vi lascio qui giù una scheda con tutti i dati più importanti da sapere:





13 modi di vedere una ragazza grassa” è il resoconto, a mio parere, poco dettagliato della vita di Elizabeth (il cui nome verrà modificato più volte all'interno della storia e che sarà il nostro punto di riferimento per capire in quale stato psicologico (mi sono concessa di chiamarlo così) stia vivendo la nostra protagonista), una ragazzina con un delicato problema di peso, e della sua lotta per raggiungere “l'immagine perfetta”.
Quello che Lizzie vuole, infatti, è dimagrire ma non per sé stessa bensì per essere apprezzata ed essere considerata esattamente “uguale agli altri”.
Ed è per questo che inizia a scherzare con la sua migliore amica Mel sull'elargire favori sessuali ad uomini molto più grandi di loro e a contattare sconosciuti online.
Eppure Lizzie è troppo spaventata dall'idea di inviare una propria foto, temendo che, vedendola per com'è davvero, nessuno potrebbe mai accettarla e persino amarla.
Anche quando inizierà a perdere tutto quel peso che l'ha sempre oppressa fisicamente e mentalmente, Elizabeth continuerà ad essere ossessionata dall'idea di quello stereotipo al quale continua, silenziosamente, ad ambire.
Non mi arrischio a parlarvi ulteriormente della trama ma con fermezza voglio dirvi che questo non è un romanzo adatto a tutti.
Non è uno young adult, non è la classica storia di una ragazzina sfigata che verrà salvata dall'aitante principe azzurro che vedrà nella sua anima qualcosa di troppo prezioso e di inimitabile.
Quella raccontata da Mona Awad è, sfortunatamente, una storia vera (anche se non esiste alcuna Elizabeth o alcuna Mel), una lotta che molti di noi vivono quotidianamente, spesso in silenzio.
Quello adottato dall'autrice è uno stile crudo, un linguaggio secco, che non lascia ulteriori vie d'uscita, e che potrebbe sconvolgervi.
Molti di voi sanno che sono molto legata al tema del “peso”, anche se non ho molti libri che lo riguardano, eppure questo non è un romanzo che mi sento di consigliarvi al 100%.
Questo perché non ho apprezzato la scelta della Awad di descrivere solo alcuni stralci della vita di Lizzie, impedendomi così di legare in qualsiasi modo con questo personaggio.
Ho trovato l'intera stesura molto disordinata, con dei passaggi di punti di vista davvero poco approfonditi che non hanno fatto che confondermi ulteriormente.
Alla fine del romanzo, infatti, non ero ancora riuscita a capire la protagonista e, come se ciò non bastasse, non mi era neanche chiara la necessità di interrompere la visione di Lizzie per concederla ad altri personaggi come quello di suo marito (che, alla fin fine, ci poteva anche stare) o del suo cantante preferito.
Nonostante ciò, ho deciso di non disfarmi di questo questo romanzo perché voglio concedergli, magari in un futuro prossimo, una seconda possibilità.
Credo che “13 modi di vedere una ragazza grassa” potrebbe essere uno di quei libri che bisogna leggere più di una volta per apprezzarlo appieno e per far proprio il messaggio che l'autrice vuole lasciarci attraverso quelle pagine.
Forse un giorno me ne pentirò ma, al momento, mi sono sentita di lasciare a questo libro un voto di sole 2/5 ⭐, considerandolo, così facendo, la mia prima delusione letteraria di questo 2018.


E voi conoscevate questo romanzo?

Ne avete altri da consigliarmi sul tema “peso”? 

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