Recensione de "Il Signore delle Mosche"
Buona
sera lettori e buon inizio settimana a voi!
Come
procedono le vostre letture e quanti, con l'arrivo del lunedì,
inizieranno una nuova lettura?
Io
mi ripropongo spesso questa idea di finire un libro ogni settimana ed
infatti proprio ieri ho terminato la lettura de "Il Signore delle Mosche", capolavoro indiscusso dell'autore inglese William Golding, di cui andrò a parlarvi oggi:
Iniziamo,
come consuetudine, dalla scheda
informazioni:
Autrice:
William Golding
Casa
editrice: Mondadori
Prezzo:
13,00
Edizione:
Flessibile
Anno
di pubblicazione: 2017
Numero
di pagine: 263
Scritto nel 1954,
“Il Signore delle Mosche” si basa inanzi tutto su un
“utopia negativa” le cui forme vengono sfruttate
dall'autore per mettere a nudo l'aspetto maligno e selvaggio
dell'essere umano che è spaventoso ma bensì naturale in ogni uomo.
È questa la
concezione da cui parte l'intero romanzo.
Dopo un disastro
aereo, solo un gruppo di ragazzi sopravvive allo schianto.
Senza poter contare
sull'aiuto degli adulti, i giovani protagonisti tentano di
riorganizzarsi in una società democratica: per alzata di mano
eleggono un capo, Ralph, e successivamente verrà decisa la
suddivisione dei compiti per assicurare la sopravvivenza del gruppo
ma, soprattutto, un modo per tornare a casa.
Giorno dopo giorno,
però, l' “isola felice”, descritta inizialmente da
Golding come un'esplosione di colore e bellezza, inizia ad incupirsi
e in quel mondo utopico iniziano a sfociare le prime tensioni e gli
aspetti selvaggi e violenti che l'uomo aveva represso con il passare
del tempo.
Le leggi iniziano a
non valere più e lo scontro porta i ragazzi a dividersi l'isola: da
una parte Ralph, che cerca con difficoltà di mantenere vivi il senso
di civilizzazione e la ragione, dall'altra Jack ed i suoi cacciatori,
i quali vedono nell'istinto e nella caccia l'unica via di
sopravvivenza.
Simboli dell'isola e
del conflitto diventano quindi: da un lato la conchiglia (che
rappresenta non solo la leadership di Ralph ma anche l'ordine e la
civiltà) e gli occhiali di Piggy (i quali, come il suo possessore,
rappresentano la saggezza e la ragione) , mentre dall'altro abbiamo
il fuoco (simbolo del caos e del male che consuma ogni cosa) e la
testa impalata di un maiale (il quale rappresenta il Signore delle
Mosche (che venne poi scelto come titolo del racconto da T.S Eliot)
ovvero Satana, il male che vive per natura in ogni uomo).
William Golding
descrive un mondo duro in cui la natura maligna degli esseri umani
(espressa attraverso i giochi, e poi lo stile di vita, selvaggi dei
ragazzi) si scontra con l'esigenza di una società ordinata dominata
da leggi stabili e che, però, rappresenta solo un'utopia per
l'autore.
Lo stile di
scrittura molto descrittivo viene quasi in contrasto con i dialoghi
secchi, gracchianti, che spezzano e al contempo arricchiscono la
narrazione.
I personaggi sono
ben caratterizzati e distinti l'uno dall'altro, così come lo sono
anche i “compiti” che rappresentano all'interno del romanzo:
saggezza, innocenza, malignità, religione assumono volti ben
definiti ed è difficile non pensarci insistentemente durante la
lettura.
Per tutta la durata
di questo incredibile viaggio, mi sono domandata se Golding avrebbe
trovato un modo per redimere questi personaggi così crudi e
realistici, se in qualche modo avrei potuto trovare una fessura
luminosa all'interno della sua oscura e concreta concezione del mondo
e dell'umanità.
Sfortunatamente non
potrò darvi questa risposta ma dovrete essere voi ad avventurarvi,
se ne avrete il coraggio, nella zona più oscura dell'isola e
dell'animo umano...
“Che
idea balzana, pensare alla Bestia come a qualcosa che potevate
cacciare, e uccidere! Ma tu lo sapevi, vero? Lo sapevi che sono parte
di te? Vieni qui, avvicinati; più vicino, ancora di più! Lo sapevi
che è per causa mia che non c'è via di scampo? Ecco perché le cose
stanno così, e non c'è verso di cambiarle”.
Questo
libro mi ha davvero scioccata ed è raro.
Per
questo non mi è difficile immaginare il grande successo di questo
incredibile romanzo.
Mi
sono sentita totalmente inghiottita dalla situazione e spaventata da
questa natura oscura e selvaggia in cui spesso mi sono ritrovata
durante la lettura.
Forse
è proprio vero che “c'è una bestia... forse siamo soltanto
noi”.
Sinceramente,
non ho altre parole per elogiare questo romanzo!

Grafica:
4/5⭐ . Ho apprezzato l'idea di questa doppia copertina con l'illustrazione
superiore e, all'interno, la foto tratta dal film. L'interno, per
quanto mi riguarda, è standard. È munito di una nota introduttiva,
di una bibliografia e di un'interessante postfazione.
Prezzo:
4/5⭐ . Avrebbe potuto essere venduto anche a dieci euro ma il prezzo è
abbordabile.
Traduzione:
5/5 ⭐
Alla
fine dei giochi, però, ho deciso di lasciare a questo romanzo un
voto di sole 3,5/5 ⭐ perché,
malgrado il mio forte coinvolgimento per quanto riguarda lo sviluppo
della trama quanto dei personaggi, mi sono spesso persa nelle
descrizioni dell'autore e ho trovato esagerate alcune delle scelte
messe in atto nel romanzo, soprattutto per quanto riguarda la prima
parte.
Mi
sarebbe piaciuto, a dirla tutta, avere anche solo una visuale più
ampia del passato e della società di questi ragazzi di cui sappiamo
poco e nulla.
Se
ci fossero stati questi elementi, forse, sarei riuscita a capire ed
apprezzare molto di più questa lettura.
Detto
ciò, voglio augurarvi un buon proseguimento di serata e di
settimana!
Mi
piacerebbe sapere chi di voi ha letto “Il Signore delle Mosche”
e quanti sono d'accordo sul pensiero dell'autore riguardo la
natura essenzialmente malvagia dell'uomo.
Spero
di avervi incuriosito con questa recensione e noi ci sentiamo (o, per
meglio dire, leggiamo) alla prossima avventura!
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