Recensione di "Io non mi chiamo Miriam"




Buonasera lettori, come procedono le vostre letture?
Ieri sera ho terminato, dopo giorni infinitamente lunghi di astinenza quasi totale dalla lettura, il romanzo “Io non mi chiamo Miriam”, scritto da Majgull Axelsson e pubblicato in Italia dall'Iperborea.
Insieme a “La pianista di Auschwitz” di Suzy Zail, quello della Axelsson era stato scelto, per i temi trattati, come libro dedicato alla Giornata della Memoria.

La trama, che si presenta fin da subito come molto originale, mi aveva attratta fin da subito ma, prima di parlarvene, passiamo prima alla scheda informazioni


Titolo: Io non mi chiamo Miriam
Autrice: Majgull Axelsson
Casa editrice: Iperborea                             
Prezzo: €19,50
Edizione: Flessibile
Anno di pubblicazione: 2017
Numero di pagine: 576









È la vigilia d'estate. Grandi e piccini si preparano per il giorno di festa, i passerotti cinguettano sugli alberi ed il cielo è limpido. Miriam, che proprio quel giorno compie ben ottantacinque anni, non si sente, però, così trasparente.
Per anni, infatti, ha tenuto nascosta alla sua famiglia una verità che l'ha logorata giorno dopo giorno: “io non mi chiamo Miriam”, sbotta, quasi tormentata dall'amore dei suoi cari nei confronti di una donna che, in realtà, non è lei.
Il suo vero nome è Malika, non Miriam, ed è rom, non ebrea. Tutta la sua vita è una menzogna.
Pur rimangiandosi tutto, incapace di rivivere gli anni dolorosi della guerra e della prigionia nei campi di concentramento alla quale è stata sottoposta quando era solo un'adolescente, l'anziana donna sarà costretta a confessare alla nipote Camilla il suo terribile segreto.
Si aprono così ben tre visuali sulla sua vita: quella di Malika che, spaventata dall'idea delle SS, deciderà di rubare il vestito di una ragazza ebrea (assumendone, così, anche l'identità), quella della prima fase di Miriam, sopravvissuta ai campi ed accolta in Svezia come una giovane sopravvissuta ebrea proveniente da una buona famiglia, ed infine l'anziana donna dalle cui labbra sentiamo il terribile racconto.
La storia descritta dalla Axelsson si tinge di crudo realismo. Coraggio, morte, fedeltà ma anche dignità si fondono nei diversi personaggi protagonisti della vicenda: Thomas e Katarina, fedeli alla loro famiglia malgrado le tensioni che tendono a dividerli giorno dopo giorno, il coraggio delle madri, come Camille ed Else, la dignità di Miriam che, pur nascondendo la sua identità, continua a proteggere nella memoria il suo essere rom, ma anche di tutte le persone che, a testa alta, sono riuscite non a sopravvivere ma a vivere, pur non cancellando gli orrori di cui sono stati testimoni.
Malgrado all'inizio trovassi la composizione del romanzo un po' confusa, penso che l'autrice si sia ripresa alla grande già a partire dalle prime cento pagine: le parole erano fluide, scorrevoli, pur essendo al tempo stesso pesanti come macigni.
Se potessi definire questa lettura con una metafora, la paragonerei ad una scalata: passo dopo passo, ci troviamo sempre più immersi nel mondo oscuro e pieno di ombre di Malika e semplicemente non possiamo fermarci a guardare indietro. Dobbiamo andare avanti, proseguire anche se ci manca il fiato, fino ad arrivare alla vetta tanto ambita.
Ho trovato interessante lo stile di scrittura dell'autrice che, pur avvalendosi di ripetizioni per esprimere la routine delle prigioniere, non risulta mai scontato o banale.
È stato un viaggio incredibilmente importante all'interno dei campi di prigionia ma anche nella mentalità dei normali cittadini del primo dopoguerra.
Sono rimasta stupita dalla descrizione dei comportamenti dei cittadini svedesi che, pur mostrandosi cordiali e sorridenti, nascondevano però un segreto astio nei confronti del popolo di Malika la quale non poteva far altro che mentire per non essere cacciata dal Paese.
Io non mi chiamo Miriam” è un romanzo completo che non termina nella solita scelta “libertà o morte” ma che ci trasporta anche all'interno dei pensieri dei sopravvissuti all'Olocausto che, una volta usciti dai campi, non sapevano più nemmeno cosa significasse la sensazione di essere liberi.
Questo libro è stato un pugno allo stomaco, malgrado in qualche modo la Miriam del presente anticipi sempre gli eventi più drastici o “succosi” della sua storia, un romanzo così forte da impedirmi persino di versare una lacrima per chi non ce l'ha fatta.
Non ero esattamente in un periodo “adatto” alla lettura e per questo so di non essermelo goduto abbastanza. Ed è per questo che spero, in futuro, di poter rileggere questo incredibile romanzo storico che è riuscito a darmi, a differenza de “La pianista di Auschwitz”, tutto ciò che desideravo: personaggi realistici, una trama complessa e ricca di dettagli, ambientazioni concrete, vere, che mi portassero proprio in mezzo all'orrore, alla puzza, al sangue.
Trovo “Io non mi chiamo Miriam” un romanzo davvero ben riuscito che difficilmente riuscirò a dimenticare.


E Miriam annuisce muta lì davanti a lei e di colpo non sa come conciliare tutte le emozioni. È commossa e insieme disperata, felice e infelice. Cosa può fare? Niente. Non cerca neanche di impedire alla porta di richiudersi, perché ora accetta che questi sono i presupposti della vita. Siamo destinati a perdere tutto, anche le persone che hanno più importanza per noi. È per questo che non tenta più di trattenere il pianto, per questo allungandosi verso la quinta porta lascia scorrere le lacrime. Dentro la sta aspettando Didi e...”


Per tutto ciò che ho detto precedentemente, ho deciso di dare alla storia di “Io non mi chiamo Miriam” un voto di 3,5/5⭐. Trovo che questo libro non sia adatto a tutti, specialmente agli elementi più sensibili, perché contiene descrizioni molto accurate degli effetti della malnutrizione, delle malattie ma anche della violenza (sia fisica che psicologica) subite dai prigionieri.


Grafica: 4/5⭐, adoro l'uso dei pochi colori nella copertina ed anche il disegno lo trovo molto azzeccato (e poi la ragazza in primo piano mi ricorda tantissimo Emilie De Ravin!). Era la prima volta che leggevo un libro di questa casa editrice e mi sono trovata un po' in difficoltà, se così posso dire, con la struttura così alta e stretta di questo romanzo. Preferisco la grandezza standard!
Prezzo: 3/5⭐, sinceramente penso che €19,50 sia un prezzo davvero troppo alto!
Traduzione: 5/5⭐





Oggi ho qualche domandina in più per voi quindi dovrete sopportarmi!
Inanzi tutto: avete letto questo libro e, se sì, vi è piaciuto?
In caso contrario spero che la mia recensione vi abbia incuriositi perché “Io non mi chiamo Miriam” è un libro che merita davvero di esser letto!
Inoltre, volevo chiedervi se vi sono piaciute le diverse modifiche ed aggiunte apportate alla mia classica recensione (spero le abbiate almeno notate ).
Le avete trovate utili? Vi piacerebbe se aggiungessi ogni volta una citazione del libro come ho fatto oggi o preferite che rimanga tutto nella norma?
Spero davvero che la recensione vi sia piaciuta e vi auguro un buon weekend!





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