Recensione "La canzone di Achille"


Titolo: La canzone di Achille
Autore: Madeline Miller
Casa Editrice: Sonzogno
Prezzo: 19 euro

Salve a tutti lettori! 📚
Oggi apro questa recensioni con una delle frasi che più mi ha colpita all'interno del romanzo “La canzone di Achille”: «Dimmi il nome di un eroe che è stato felice/ Non puoi».
Il romanzo della Miller non si presenta, infatti, come un retelling degli avventi narrati secoli fa dalla celebre Iliade, non racconta semplicemente della guerra e della tragedia. Per alcuni non sarà che la storia di come Patroclo si è innamorato di Achille e di come quest'ultimo, per orgoglio, l'abbia perso.
La canzone di Achille” è un libro difficile da catalogare perché si divide tra realtà e mito, tra amore e tragedia, tra storia e fantasia.
Il primo elemento originale in cui mi sono imbattuta, leggendo il romanzo, è Patroclo. Ho particolarmente apprezzato la scelta della scrittrice di scegliere proprio la sua come voce narrante degli eventi. Un qualunque scrittore avrebbe probabilmente scelto Achille, il semi-dio, la leggenda, ma non la Miller che è stata in grado di giustificare perfettamente la sua scelta, caratterizzando meravigliosamente, soprattutto inizialmente, la figura di Patroclo.
Figlio del re Menezio e principe esiliato, il protagonista si dimostra consapevole della propria “inferiorità” rispetto ai membri della sua stessa classe sociale: non è bello, né particolarmente dotato di capacità artistiche e non è neppure un guerriero.
Egli è, semplicemente, l'opposto di Achille, incontrato durante dei giochi indetti nelle terre del padre.
«E' così che dovrebbe essere un principe», è una frase che segnerà per lungo tempo la vita di Patroclo, anche quando, dopo un evento traumatico che lo vede come protagonista, sarà costretto all'esilio nel piccolo regno di Ftia, governata dal prode Peleo, padre di Achille.
Pur essendo attratto dalla bellezza del giovane principe, il protagonista prova anche una sorta di invidia nei suoi confronti in quanto destinato (per la sua origine per metà divina) ad essere aristos achaion, il migliore dei greci.
L'invidia e l'interesse nei confronti di Achille si trasformeranno, pian piano, in una grande amicizia che sboccerà, successivamente, in amore.
Ed è proprio di questo che vuole parlare la Miller chiedendoci di dimenticare la violenza e le stragi della guerra per seguire invece «il cammino di due giovani, amici prima e poi amanti e infine anche compagni d'arme/ destinati a concludere la loro vita sulla pianura troiana».
Ci avverte, quindi, di non aspettarci molto di più e così è stato: essendo una studiosa e una docente di antichità classica, mi aspettavo dalla scrittrice delle descrizioni più vivide di quel mondo, sia dal punto di vista materiale che morale (anche se le seconde spiccano maggiormente rispetto alle prime), e, sicuramente, anche molta più azione.
Pur essendo una fangirl, e quindi amante delle scene fluffy e romantiche, mi sono stancata dopo le prime cento, o forse più, pagine di assillanti ripetizioni sulla bellezza e sulle abilità di Achille. Negativamente ho visto, quindi, anche questa sorta di “asservimento” di Patroclo nei confronti dell'eroe.
Essendo anche un'amante dei miti e delle leggende antiche, ho guardato in malo modo lo scorrere del tempo (anche se capivo la necessità della scrittrice di descrivere il passare di molti anni senza voler necessariamente raggiungere le mille pagine o forse anche di più) e soprattutto in modo in cui la Miller ha quasi annullato la trama.
Ho apprezzato molto invece la caratterizzazione di Achille che, oltre ad esser bello ed abile, aveva anche altri pregi: il coraggio, il senso dell'onore e della giustizia (come vedremo soprattutto nel “canto” d'incontro con Priamo), il suo desiderio di imparare in modo che la fama che gli è stata profetizzata sia, però, anche giustificata dalle sue innumerevoli qualità. Pian piano, però, seguendo anche la trama dell'opera originale, il personaggio ha perso pian piano la sua stoffa e soprattutto il senso della giustizia.
È stato messo poco in evidenza il dolore dopo la tragedia e le scene di vendetta di Achille le ho trovate “scarse” rispetto alle aspettative che mi ero fatta prima di leggere il libro.
Anche se l'ho massacrato, però, penso che “La canzone di Achille” abbia uno stile semplice e leggero. La sua scorrevolezza mi ha permesso più di una volta di sorvolare su alcuni dettagli che non apprezzavo o che trovavo noiosi e quindi, nonostante tutto, reputo il romanzo della Miller ben scritto e piacevole.
Non lo consiglio agli amanti sfegatati dell'opera originale e ai più puntigliosi mentre lo consiglio vivamente alle amanti del fluffy e delle sdolcinatezze!

Il mio voto finale è: 3,5/5 ⭐

E voi avete letto “La canzone di Achille”?
Che cosa ne pensate?


P.S.: comunque io tifavo i troiani #TeamEttore 

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