Recensione di "Memorie del sottosuolo"

Buongiorno lettori!
Ultimamente sto andando davvero a razzo con queste recensioni e spero non vi dispiaccia!
Sto cercando di non cadere nelle cattive vecchie abitudini, capite?
Ieri sera, malgrado la stanchezza, ho deciso di intraprendere la lettura di “Memorie del sottosuolo”, classico della letteratura russa dalla penna del maestro Dostoevskij.
Chi di voi segue il mio profilo instagram (@365_livesofbooks) sa già la mia adorazione verso un altro dei suoi lavori ovvero “Le notti bianche” che è diventato, per eccellenza, il mio classico preferito.
Sono andata quindi sulla fiducia, qualche settimana fa, acquistando un altro romanzo di questo autore ma, sarà stato per il sonno o per i motivi che vi elencherò qui giù, ne sono rimasta particolarmente delusa.
Prima di dirvi perché, però, ecco la scheda informazioni:



Titolo: Memorie del sottosuolo
Autrice: Fedor Dostoevskij
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 9,00 
Edizione: Flessibile
Anno di pubblicazione: 2014
Numero di pagine: 132








Che cosa è meglio: una volgare felicità o un’elevata sofferenza?
La prima parte del romanzo si apre con una critica agli ideali del positivismo che, secondo l'autore, non potranno mai portare ad una società basata sulla sapienza e la ragione in quanto l'essere umano prova segretamente un desiderio di sofferenza.
Esempio lampante di questa situazione è il protagonista del romanzo.
Attraverso le sue “memorie”, infatti, riusciamo a comprendere il suo dramma più profondo: egli si ritiene un uomo troppo riflessivo che, al contrario dei comuni uomini d'azione, comprende le cause più profonde del proprio agire e per questo non riesce ad andare fino in fondo.
Il suo bisogno di sofferenza nasce, secondo l'autore, dalla volontà che è libera in ogni senso, anche di proseguire nel proprio svantaggio: egli comprende che vi sono felicità razionali, preordinate, ed egli le rifiuta disgustato in quanto presuppongono che la volontà non sia libera. A questo tipo di felicità, quindi, il protagonista preferisce ogni qualsiasi infelicità.
Pur volendosi ribellare, egli non ne è in grado e per questo si riduce a vivere come una talpa nel proprio “sottosuolo”, rifiutando gli ideali mediocri del suo tempo.
Ne è un esempio “quella volta della neve bagnata” che sarà il fulcro di tutta la seconda parte del romanzo.
Nelle sue “memorie”, il protagonista si vede non più che un ventenne e ricorda il momento in cui, stanco del proprio tormento, non può che sfogarsi con qualcuno la cui condizione è ancor più bassa della propria: Liza, una giovane prostituta alle prime armi...


Anche nel dolore la vita è bella, è bello vivere al mondo, comunque si viva”.





Ma adesso parliamoci chiaro: che cosa non mi è piaciuto di questo romanzo?
Inanzi tutto la prima parte: capisco la critica al Positivismo e l'accetto ma ho trovato incredibilmente noiose le quaranta (o più) pagine in cui l'autore non faceva che ripetere un concetto già chiaro con decine e decine di esempi inutili. Ho apprezzato il modo così personale dell'autore di rivolgersi al suo pubblico ma allo stesso tempo l'ho trovato molto ripetitivo e, dopo un po', persino stancante.
Pur essendo pochissime pagine, ho impiegato più di due ore per terminare l'intero romanzo perché oltre alla grande stanchezza si è poi aggiunta anche una nota di noia che mai mi sarei aspettata dopo aver letto, ed amato, “Le notti bianche”.
Ho proseguito, sinceramente, solo perché allettata dall'idea di conoscere Liza e vedere quale sarebbe stata la sua reazione di fronte a quest'uomo villano, burbero ma al tempo stesso intelligente e mai superficiale.
Come immaginavo, la seconda parte mi ha intrattenuta molto più della prima anche se non ho affatto apprezzato questo personaggio femminile: in questa vicenda, infatti, ho trovato lo stile di Dostoevskij molto più spedito, molto più leggero malgrado la tematica non fosse delle più facili da affrontare.
Una qualità di questo autore è che bastano pochissime righe per conoscere un personaggio: con un rapido botta-e-risposta siamo in grado di capire la mentalità del protagonista quanto della sua interlocutrice e ciò ha solo reso più aspro il mio pensiero di fronte alle prime quaranta pagine di ripetizioni del concetto del “sottosuolo”.
Ho deciso di lasciare a questo romanzo, quindi, solo 2/5 ⭐ ma mi ripropongo di rileggerlo in futuro (magari quando sarò più sveglia!) per valutarlo nuovamente e sicuramente con occhi diversi.



Grafica: 3/5 ⭐. Adoro lo stile basico dell'Einaudi ma questa volta non riesco proprio a farmi piacere la copertina (oltre al fatto che la ragazza in primo piano mi ricorda una mia amica).
Prezzo: 5/5⭐ . Lo trovo giusto dato che abbiamo non solo la storia in sé ma anche una biografia piuttosto ricca ed una nota introduttiva davvero ben fatta che mi ha permesso di comprendere al meglio il pensiero dell'autore.
Traduzione: 4/5⭐ . Non ho dubbi che l'Einaudi svolga sempre perfettamente il compito di traduzione dei romanzi ma avrei preferito ulteriori delucidazioni su alcuni termini utilizzati dall'autore.


Detto ciò, mi piacerebbe sapere se voi avete mai letto questo romanzo e, soprattutto, se vi è piaciuto! Io vi invito ugualmente ad acquistarlo, se non l'avete ancora fatto, ma non aspettatevi un chissà quale dinamismo da parte dei personaggi in quanto questa poca azione s'identifica con il protagonista dell'intero racconto!
Vi auguro, infine, buona giornata e buona lettura.

Salutoni, bacioni e alla prossima recensione!

Commenti

  1. Ciao! È nella mia wishlist. Non so se acquistarlo o meno... sto pensando di prenderlo usato così, se non mi piacerà, non avrò speso molto😁

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, è una buona idea! Non so se conosci AccioBooks ma magari potresti valutare l'idea dello scambio :)

      Elimina

Posta un commento

Post più popolari